Anamorfosi

Le anamorfosi ottenute per proiezione non minano affatto le regole della prospettiva, anzi ne costituiscono una conferma (il loro scopo è "rappresentare perfettamente, da un punto di vista arbitrariamente dato, un oggetto assegnato"): ma costringono l’osservatore a collocarsi in posizioni ben precise (talvolta scomode o innaturali) per poter "riconoscere" l’oggetto rappresentato, giacchè distruggono nella rappresentazione (se questa viene osservata da un punto di vista "normale" o frontale) l’armonia delle proporzioni. Così l’ordine viene contemplato attraverso il mostruoso, il deforme: le regole servono a "sregolare" le forme. Le anamorfosi furono ampiamente usate nelle feste, per suscitare meraviglia nei "gabinetti di ottica" (fig. 1 e fig. 2), talvolta anche per eseguire affreschi (fig. 3) sui muri dei conventi, nascondendo ad esempio in un paesaggio immagini di santi che apparivano solo da alcuni particolari punti di osservazione: così i santi "rappresentavano il recondito ordine spirituale della creazione divina che all’occhio distratto sembra soltanto un insieme confuso di forme disparate". E’ naturale collegare il successo e la rilevanza intellettuale che le anamorfosi ebbero nel XVII secolo ad alcune caratteristiche generali riscontrabili nel pensiero dell’epoca: l’influenza ancora potente della tradizione magico-ermetica (magia naturale e artificiale), le analisi sulla natura ingannevole dell’ esperienza sensoriale (Descartes, ad esempio). Il discorso vale ovviamente anche per le più complesse (da un punto di vista matematico) anamorfosi per riflessione. Il problema, in questo caso, è il seguente: come deve essere tracciata una figura reale affinchè la sua immagine (osservata da un dato punto di vista entro uno specchio conico, o cilindrico ecc.) assuma una forma prefissata? Due osservazioni: a) La costruzione di anamorfosi potenzia la necessità del ricorso ad attrezzature meccaniche, soprattutto in quei casi (anamorfosi per riflessione) dove le conoscenze geometriche sono maggiormente incomplete o carenti; b) Le anamorfosi ebbero una rinnovata popolarità nel tardo XVIII secolo e agli inizi del XIX. Anche in tempi recenti studi e mostre sono comunque numerosi: è del 1973 il pantografo di M. Parrè, che, data una figura, ne traccia l’anamorfosi conica per riflessione (con punto di vista improprio) ed ha - salvo il montaggio - struttura analoga al pantografo di Scheiner e ad altri meccanismi semplici (sezione 4: ellissografo di Leonardo , sezione 5: strumento di Leonardo per il problema di Alhazen ).


Fig. 1 da Du Breuil, Perspective practique, 1649                                            Fig. 2 da Du Breuil, Perspective practique, 1649


Fig. 3 da J. C. Niceron, Thaumaturgus opticus, Paris 1646 (Il margine sinistro della prima figura deve essere saldato al margine destro della seconda)