Prospettività, Prospettografi, Anamorfosi

I modelli raccolti in questa sezione sono legati alle tecniche di rappresentazione "in piano" dello spazio tridimensionale (prospettiva, procedure grafiche per il taglio delle pietre) studiate e sviluppate per la maggior parte tra il XV° e il XVI° secolo nelle botteghe degli artisti e nei cantieri civili e militari. Il passaggio dallo studio della visione (tema scientifico tecnico) a quello della rappresentazione (connesso a tematiche artistiche e filosofiche) contribuisce a collocare il pensiero matematico (e le numerose attività che ad esso fanno riferimento) in una posizione centrale nella cultura dell'epoca.

Ma da questa posizione centrale (in cui riceve particolari valenze simboliche, maggior ricchezza di senso) la matematica ben presto si allontana, in parte sotto la pressione dei pratici (che chiedono con sempre maggior insistenza regole empiriche di facile impiego) in parte (e soprattutto) per "vocazione" interna: verso la metà del '600 è già avanzato il processo di scissione tra prospettiva come fatto artistico e prospettiva come oggetto di indagine matematica.

Il logoramento della scienza prospettica all'interno della stessa professione artistica (la nascita quindi del disegno anamorfico, del bisogno di contemplare l'ordine attraverso forme snaturate o mostruose) agisce in quel processo come fattore di accelerazione. Due fatti devono essere qui sottolineati: - lo studio delle proiezioni ha condotto a costruire il concetto matematico di invariante (rispetto a una operazione): "proiettare" diventa un metodo per dimostrare teoremi (se ad esempio una proprietà nota della circonferenza si conserva per proiezione, può essere estesa alle coniche); - lo studio delle proiezioni è una delle linee di ricerca da cui nasce la teoria delle trasformazioni: si vedano i modelli che illustrano - in stretta connessione - il teorema di Stevin e il movimento di De La Hire.

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