Anamorfosi

La definizione di Alberti (o di Leonardo) della prospettiva pittorica come intersezione della piramide visuale con un piano trasparente dipende da una interpretazione strettamente matematica della visione. “La piramide visiva descritta nel De pictura (avente base in ciò che viene osservato e vertice nell'occhio) è una astrazione geometrica che ignora sistematicamente e deliberatamente la complessità fisica e fisiologica della visione riconosciuta invece dalla teoria ottica medievale (prospettiva naturale)” (Bauer, 1987).

Nella proiezione di corpi tridimensionali sulla superficie piana del quadro (prospettiva artificiale) si devono determinare le dimensioni che essi devono avere sul piano del quadro affinché appaiano nelle giuste proporzioni quando si guarda con un solo occhio da un punto fisso. Accade così che proprio all'interno dei metodi elaborati per produrre immagini “scorciate” è contenuta la possibilità di anamorfosi. Rispettando pienamente le regole geometriche si possono ottenere figure distorte: se l'osservatore non colloca il proprio occhio esattamente nel punto previsto dall'artefice, risultano irriconoscibili o deformi (anamorfosi ottiche). Teorici e “pratici” hanno perciò assegnato fin dal XV secolo, in numerosi trattati, norme precise affinché chi osserva un quadro o una decorazione guardando “liberamente” (con entrambi gli occhi, da una posizione qualsiasi) percepisca in modo pienamente armonico le profondità spaziali e le proporzioni dei singoli oggetti. Tuttavia le trasgressioni a tali norme, prima rare, diventano sempre più numerose, soprattutto nel Seicento. E' coltivata e studiata con cura la produzione di immagini aberranti e mostruose: per deformarle e renderne sempre più complessa la decodificazione, si ricorre anche a riflessioni e rifrazioni (anamorfosi catottriche e diottriche). La razionalità delle leggi geometriche è deliberatamente usata per “sregolare” le forme, per alterare l'ordine senza distruggerlo.

La diffusione delle anamorfosi e l'interesse per le illusioni ottiche si accompagna a modificazioni complesse nello spazio culturale. E' legata a ragioni di:
- ordine filosofico e religioso: crisi del soggetto, perduto in uno spazio omogeneo e privato della fiducia nelle proprie sensazioni ;
- ordine pratico e scientifico: suscitare meraviglia e ammirazione attraverso effetti scenografici (feste di corte), ma anche mostrare (in opposizione alla fisica aristotelica) il valore e la potenza della magia naturale;
- ordine estetico (evoluzione del manierismo, affermazione dell'arte barocca).

Si aprono così nuovi terreni di esercizio, che si aggiungono ad altri derivanti dalle applicazioni della prospettiva all'ingegneria (civile o militare) e ai rilevamenti astronomici e cartografici. Su questi terreni si approfondisce progressivamente quella separazione tra teoria delle proiezioni e delle sezioni (di interesse prevalentemente matematico) e prospettiva come fatto artistico e tecnico, che origina e rende a poco a poco autonoma la geometria proiettiva.

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